CUBA libri.Torna “Cimarrón – Biografia di uno schiavo fuggiasco” di Miguel Barnet

Che bello tuffarsi nuovamente tra le pagine della Cimarrón- Biografia di uno schiavo fuggiasco dell’etnologo e scrittore Miguel Barnet di cui è appena stata pubblicata la nuova e bella edizione italiana a cura di Elena Zapponi, presentazione di Italo Calvino per i tipi della Quolibet edizioni di Macerata

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Con l’IILA, e più di ieri.

19. ottobre 2010 – 21:21No Comment
Con l’IILA, e più di ieri.

Moltissimi italiani hanno approfondito le proprie conoscenze sull’America latina anche grazie alle prestigiose iniziative dell’Istituto Italo-Latino Americano (IILA), organismo internazionale inter-governativo nato nel 1966 a Roma e che sta per traslocare ancora una volta, ridimensionando fortemente il proprio spazio e conseguentemente anche il  proprio ruolo di qui in avanti. Questa scelta ha suscitato la protesta di studiosi, associazioni culturali e il silenzio della politica. Ne hanno parlato seriamente, a nostro avviso, solo pochi giornali. Tra cui Il Manifesto (20/10/2010) con un puntuale articolo di Maurizio Matteuzzi: “Frattini sfratta l’IILA”; e Limes-Rubrica Nuestra America/Repubblica.it (29/09/2010) con una analisi molto articolata del prof. Raffaele Nocera: “Quale futuro per l’Istituto Italo-Latino Americano? Articoli che potrete leggere in internet.

Nato ufficialmente a Roma il 1° giugno 1966 su iniziativa lungimirante di Amintore Fanfani per sviluppare cooperazione culturale, scientifica, economica, tecnica e sociale,  l’IILA (la cui storia  è fortemente intrecciata alla politica estera italiana) dovrà zippare come fossero documenti informatici gli interscambi scientifici, le conferenze e anche il patrimonio librario (120.000 volumi!) in un appartamento molto più ristretto rispetto alla sede precedente. Si tratta di una scelta miope che fa il paio con la politica dei governi che negli ultimi anni si sono alternati al potere ma sempre trascurando via via i rapporti con il continente latinoamericano, lasciando  così ad altri partner europei il ruolo di principale interlocutore nell’ambito della UE. Sono atteggiamenti irragionevoli, paradossali e incoerenti se si guardano cose che avvengono. Ad esempio, la Fiat investe in quell’area (soprattutto in Brasile), l’Eni e altri fanno affari a sud del Rio Bravo,  il nostro calcio è invaso da campioni  latinoamericani, ma la politica non stringe relazioni con quel mondo. In questo modo penalizziamo non solo i legami storici e culturali esistenti con quelle genti in gran parte di origini italiane (Brasile, Argentina, Venezuela ecc.) ma anche ipotesi di interscambi economici (ora non è il mercato che ispira i governi?), di commerciare  con quella vasta regione dell’A.L. la cui economia ha retto molto meglio degli altri la crisi mondiale. E queste cose le sanno soprattutto, tranne gli studiosi, chi viaggia in quelle zone e non certamente per le informazioni della nostra stampa che accende solo i riflettori su terremoti, colpi di stato e dissidenti anticastristi. Qualche anno fa i giornali italiani più importanti avevano dei corrispondenti in America latina, che ora si contano sulle dita di una mano e da New York o da Brasilia commentano fatti o realtà distanti alcune migliaia di chilometri dalle loro scrivanie.

Tutto ciò dimostra disattenzione e superficialità sull’America Latina, ma le responsabilità principali sono dei politici italiani che tirano i remi in barca sul versante latino perché non conoscono l’importanza di finanziare rapporti internazionali in cui passano interscambi culturali, scientifici, economici e di amicizia. E questi sono i risultati.  Assurdo poi che modernizzatori della politica che parlano di globalizzazione  tentino poi di cancellare una delle pagine più importanti dei governi democristiani. Quella di una politica ester, filoamericana fin che si vuole, ma attenta al sud del mondo e ai paesi non allineati con iniziative collaterali adeguate e, se vogliamo intelligenti pur se interessate, con un po’ di spirito solidaristico e cristiano, sentimenti ben radicati nell’anima dei latinos.  Un ragionamento poi  si potrebbe fare sui nostri emigrati in Sudamerica, che agli appuntamenti elettorali ritornano importanti poi di nuovo nell’oblio. Fermiamoci qui, che è già sufficiente per sottolineare il nostro sconcerto nell’assistere al sostegno economico a centri o commissioni governativi di dubbia utilità mentre si toglie ossigeno all’IILA, un fiore all’occhiello del sapere tra Italia e America Latina che molti ci invidiano. Così van le cose in Italia.

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