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L’Avana: Rafael Bassi parla del Jazz Plaza 2011 e di altro

30. dicembre 2011 – 22:11No Comment
L’Avana: Rafael Bassi parla del Jazz Plaza 2011 e di altro

Rafael Bassi Labarrera, colombiano, giornalista, grande esperto di musica latina ha partecipato al festival Jazz Plaza 2011 dell’Avana. Un paio di giorni fa l’abbiamo contattato mediante Skype nella sua residenza di Barranquilla per raccogliere notizie freschissime sull’evento jazzistico più importante dei Caraibi.  Ecco cosa ci ha raccontato sul festival di quest’anno e di come vanno le cose quotidiane a Cuba oggi- (+video)

Sei appena tornato dall’Avana  dove hai assistito al Jazz Plaza 2011. Ci puoi raccontare le tue impressioni?

Il festival del jazz si è svolto da giovedì 15 a domenica 18 dicembre, la presentazione ufficiale l’ha tenuta il bassista Jorge Reyes, e la chiusura è avvenuta al Teatro Mella (calle Linea), un teatro che esternamente avrebbe bisogno di lavori di restauro mentre all’interno è soddisfacente e l’acustica è buona. Lì mi sono incontrato con amici nordamericani, una fotografa, di nome Mary Kent,  e suo marito che è un importante ingegnere del suono Bob Katz. La cosa curiosa è che al termine dei concerti lui si lamentava che il piano era scordato e la terza sera mi ha chiesto di accompagnarlo dal direttore del teatro per dargli suggerimenti senza rendersi conto che la realtà a Cuba è un po’ difficile. Alla fine siamo riusciti a parlare per caso con la moglie del pianista Aldo Lopez Gavilan  e abbiamo appreso che il piano era stato in una cantina per un anno e mezzo e ora non teneva l’accordatura.

A proposito di statunitensi, ho saputo che ne sono arrivati abbastanza dei turisti e quindi è un segno del cambiamento dovuto a un interscambio  e inoltre c’è stata la collaborazione della rivista Jazz Time e di un’agenzia di turismo per portare turisti offrendo un buon pacchetto. E’ vero?

Credo proprio sia andata così. Comunque tornando al programma, il primo giorno si è presentato il coro Entre Voces, diretto dalla signora Digna Guerra, ha interpretato tre ballate di jazz, e poi si esibito il trio favoloso di William Roblejo, un trio molto speciale di ragazzi ventenni. Roblejo è il direttore e suona il violino, affiancato da un basso elettrico e una chitarra acustica, tutti e tre sono dei grandi virtuosi e hanno suonato tre o 4 brani di  latin jazz con influenze andaluse, gitane. Dopo è salito sul palcoscenico la superstar del festival: Gonzalito Rubalcaba (foto al piano). Il pubblico era frenetico nel vederlo e ha cominciato a gridare ‘Grazie Gonzalo”,  la gente era impazzita, trattandosi che dal 2002 non  si esibiva a Cuba. Lui era quasi commosso, sembrava un angelo e  con un senso di umiltà si è seduto al piano e ha suonato in solo tre brani. Poi è arrivato il trio di Arturo O’Farrill, pianista figlio del cubano Chico O’Farrill. Questa formazione, interessante, ha suonato diversi pezzi spaziando da Lecuona a standard di jazz. In questo primo giorno il gruppo che mi è piaciuto di più è stato il trio di William Roblejo (foto).

Chi altro ti è piaciuto?

Alla Casa de la Cultura de Plaza, una delle altri sedi del festival, in mezza a una situazione poco organizzata,  ho visto esibirsi il bravo sassofonista Alfred Thompson (ex-Irakere) alla testa di un gruppo eccellente, con due ragazze cantanti, di cui una canta e suona violino molto bene e sembra asiatica, cinese o giapponese non so; nella band anche un ottimo trombettista.

Il biglietto di entrata che costo aveva? E come giornalista ti hanno almeno accreditato?

Nooo, quello è stato un altro problema. Quanto sono andato a ritirare gli accrediti è stato l’inizio un pellegrinaggio tra uffici stampi, burocrati e domande assurde. Mi hanno proposto una convenzione di una settimana eccetera, e un’altra signora mi dice 25 cuc ad ogni concerto. Infine un’amica mi consigliò di comportarmi da habanero e andai a comprarli in moneta nazionale e tutto è filato liscio perché mi hanno scambiato per un cubano. Morale: ho speso 25 pesos equivalenti a 1 Euro.    Però al concerto di Alfred Thompson al Cultura Plaza ho pagato 20 cuc.. Lì ho ascoltato anche il quartetto del pianista Lazaro Valdés, padre e non figlio- quello di Bamboleo-  con un basso, batteria, conguero e una cantante la cui voce non si sentiva. Così il conguero dopo aver criticato il tecnico del suono se n’è andato creando un po’ di confusione. Il giorno seguente sono andato al teatro Mella e tutto è filato meravigliosamente. Prima ha suonato il pianista Ernán López Nussa, con Enrique Plá alla batteria e il giovane bassista Gaston Joya presentando il Cd che sta per uscire dal titolo Sacrilegio, in cui raccolti brani di musica classica trasposti a jazz e questo faceva gioco anche con il fatto che il festival era dedicato alla musica classica. Ernán ha suonato in modo straordinario interpretando composizioni di Beethoven, Bach, Liszt. Peccato che sia stata una performance di solo 4 brani. Dopo è stato presentato il gruppo Facoltà di Jazz di Berklee con una pianista di una certà età, che aveva suonato con Stan Getz, più sax, batteria e basso, tutti molto bravi; è poi stato il turno di un quartetto cameristico. E infine, spettacolo favoloso con Roberto Fonseca

e Javier Zalba mentra la chiusura della serata è toccata a Bobby Carcassés (foto)con il gruppo Interactivo, che sono suoi allievi: una presentato una suite in memoria di Tata Güines. Questo omaggio mi ha emozionato moltissimo.  Bobby si esibito alla sua maniera, cioè  show con un mix di canto, tromba, ballo e declamazione. Insomma il venerdì sera è andato molto bene.

Immagino che non potevi assistere a tutti i concerti in cartellone distribuiti in diverse sedi?

Ovviamente, ma ho potuto fare anche altro. Ho conosciuto la giornalista Rosa Marquetti, rappresentante della SGAE, Sociedad General Autores y Editores di Spagna, e questa signora che ha curato il cast e la produzione del film Rita y Chico en La Habana, e ha lavorato con il regista Fernando Trueba, mi ha invitato a un concerto spettacolare “Romeu por Romeu – Antologia de danzones cubanos” de la Camerata Romeu (guarda l’articolo su Granma), ampliata per l’occasiobe, con 25 musiciste suonando archi, strumenti a corda, due clarinetti, corni francesi e il pianista Gonzalo Romeu che vive in Messico. Questo concerto che si è tenuto nella Basilica San Francisco nel Centro Storico dell’Avana è stato magico e maestoso. E per quanto io possa cercare i migliori aggettivi  non riuscirei a renderti la bellezza di quell’evento. Dimentico di dirti che ciò era un extra al festival. Poi sono andato al teatro Mella al concerto del pianista Harold Lopez Nussa (nipote di Ernan) in quartetto con Maikel Gonzalez alla tromba, il fratello Adrian Lopez Nussa  alla batteria, al basso Gaston Joya. Non importa che ti dica come suonano perché tu li conosci e io li avevo già sentiti qui a Barranquilla. Il seguito è stato affidato a un buon pianista polacco, Mateuz Kolkowsky,  e infine ha chiuso Aldo Lopez Gavilan con un pianismo abbastanza jazz. A volte non sono andato né alla Casa della Cultura Plaza, e neppure alle presentazioni e a numerosi concerti nei club (Zorra y Cuervo, café Bertolt Brecht) e negli hotel (Nacional, Melià Cohiba) che iniziavano alle 23.  Al Club La Zorra y El Cuervo ho visto la band di Alexis Bosch. Per completare il discorso vi sono stati concerti al Teatro Astral e anche altrove che non ricordo.

Domenica c’è stata la chiusura della rassegna?

Sì, io sono andato al Teatro Mella per vedere la Jazz Band di Joaquín Betancourt, una cosa imponente: 4 tromboni, 6 trombe, 8 sassofoni eccetera con un piccolo repertorio classico, poi è stato invitato un tenore Yury Hernández Gómez per cantare un paio di temi di lirica. Ma la ciliegina sulla torta è stato il pianista Frank Fernandez , che sappiamo essere un’istituzione musicale cubana, il quale ha intontato l’Ave Maria e poi Rapsodia in Blue accompagnato dall’orchestra e alla fine il teatro sembrava esplodere dai tanti applausi e dall’entusiasmo incontenibile del pubblico.

Hai potuto scambiare opinioni con i critici amici cubani Radamés Giro e Leonardo Acosta?

No, Radamés (foto a destra) che purtroppo ha problemi di vista, di sera non va a nessun concerto e quindi scrive senza ascoltare nulla. Leonardo, un po’ più anziano, già non esce neanche di casa è lucidissimo, ma non ha voglia di uscire. Lui ascolta musica e scrive per tutti e prepara nuovi libri. Pensa che a tal proposito ho conosciuto un tipo molto pittoresco, il giornalista freelance Rafael “el Chino” Lam, che si definisce l’unico cronista musicale dell’Avana. Secondo lui “gli altri sono dei geni della musica che scrivono di musica senza vedere  concerti” mentre “io – prosegue – vado alla Tropical in mezzo ai neri, io partecipo ai balli e conosco lo stile  che va di moda, qual è il refrain che gira di bocca in bocca tra i giovani, gli altri no”. E’ una persona che ha molti contatti, ha realizzato sette libri, magari non approfondisce molto ma produce notizie. Abbiamo pranzato assieme e scambiato opinioni e mi ha invitato a un programma di Radio Ciudad Havana e poi mi ha portato in uno studio dove c’era José Luis Cortés, el Tosco, il fondatore di NG La Banda, un tipo simpatico e che esercita il suo potere verso chi lo circonda con un linguaggio e modi abbastanza coloriti, molto comico.

Attività collaterali del festival  sono state una serie di  conferenze presso la Casa Culturale de Alba molto vicino al teatro Mella, un disastro in fatto di puntualità. Ho assistito a un incontro diretto dal giornalista José Dos Santos, poi lezioni magistrali davvero importanti con Arturo O’Farrill (foto a destra), Gonzalo Rubalcaba, Ernán Lopez Nussa. Iniziative sempre con molto pubblico, composto da studenti, musicisti, alcuni stranieri ma debbo dire pochi rispetto al passato. Infatti il progetto del festival è stato un po’ ridimensionato, prima si faceva nel Teatro Karl Marx, più grande e di altro livello rispetto al teatro Mella,  che è comunque accettabile.

L’ultimo giorno sono stato anche alla presentazione del film Chico e Rita e lì sono apparsi (percussionista di Chucho Valdes, foto),Amadito Valdés, Jorge Reyes e (foto a sin.), che hanno parlato del lavoro cui hanno collaborato. In un determinato momento per capire cosa sta avvenendo in quel paese ho chiesto a Radamés Giro e a “El Chino” Lam: “Dove sta andando la musica cubana oggi”? Tutti mi hanno detto che non sanno dove sta andando. E’ tutto il reggaeton che domina ovunque e si vendono cd per strada in divisa. Ho comprato con poca fiducia un dvd di Juan Formell e Los Van Van e con sorpresa ho visto delle immagini bellissime, un documentario che gli ha fatto il cineasta Ian Padrón.

Adesso, le tue impressioni generali sulla situazione di Cuba e che novità hai assaporato?

Devo dire che quando sono arrivato all’aeroporto dell’Avana mi hanno fatto passare subito senza tanti problemi come succede spesso a molti colombiani. Positivo. Un po’ di jinetere ci sono verso la Habana vieja, ma come sempre. E le strade in Centro Habana sono distrutte, una situazione terribile. Mentre Eusebio Leal si sa che ha fatto un ottimo lavoro alla Habana Vieja ed è riuscito a trovare soldi per restaurare palazzi eccetera. Sono entrato in un edificio lussuosissimo con 4 ascensori, funzionanti, con alcuni ristoranti eleganti. L’Avana è piena di contrasti: vedi in Paseo delle ville bellissime e nell’angolo dei ruderi, case decrepite, arredi di appartamenti poverissimi. Poi i prezzi nei negozi in generale o nelle bancarelle sono molto cari, i ristoranti o paludare sono molto più costosi che un buon ristorante a Barranquilla. Un pranzo a 12/15 euro un cubano non se lo può permettere. Per la strada ci sono molti venditori di oggettucoli, artigianato di basso livello, con dei tavoli di prodotti molto poveri, è una situazione abbastanza bloccata nonostante tutti i cambiamenti. Quello che ho notato ancora una volta è che la gente sembra timorosa nel parlarti, c’è una sorta di paura di aprirsi verso gli altri anche se apparentemente possono essere diretti nella comunicazione e tieni presente che io come latinoamericano mi confondevo bene tra loro. E debbo dirti che se fai un’intervista a rappresentanti di istituzioni a volte noti un po’ di diffidenza nel risponderti liberamente come dicevo poc’anzi. Ti dirò che secondo quanto mi ha raccontato un taxista (ex corista di Bamboleo), ma anche voci ufficiali del giornalismo,  le cose non stanno andando molto bene per i musicisti in quanto il ministro della Cultura sembra voler appoggiare più i poeti e i pittori e sostiene che i musicisti si difendano come possono poiché sono tantissimi e oggi non vi sono opportunità di lavoro per tutti loro. Pertanto si debbono arrangiare.

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