CUBA libri.Torna “Cimarrón – Biografia di uno schiavo fuggiasco” di Miguel Barnet

Che bello tuffarsi nuovamente tra le pagine della Cimarrón- Biografia di uno schiavo fuggiasco dell’etnologo e scrittore Miguel Barnet di cui è appena stata pubblicata la nuova e bella edizione italiana a cura di Elena Zapponi, presentazione di Italo Calvino per i tipi della Quolibet edizioni di Macerata

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CUBA NON C’É PIÚ

7. marzo 2012 – 22:43No Comment
CUBA NON C’É PIÚ

Le strade di Cuba sono diventate uguali a quelle degli altri Paesi dell’area caraibica e del Continente latinoamericano. Bancarelle piene di frutta e verdura agli angoli delle strade, ambulanti che vendono mercanzie ovunque, angoli di case trasformati in caffetterie o ferramente. Di tutto un po’,  e altro ancora.  Giancarlo Guglielmi di ritorno da Cuba racconta i cambiamenti in corso nell’Isla scaturiti dalle riforme economiche di Raul Castro.

CUBA NON C’É PIÚ, quella della statalizzazione totale.

In questi mesi le strade di Cuba si sono trasformate pian piano, diventando uguali a quelle degli altri Paesi della zona. Cioè, si sono riempite di bancarelle, sia fisse sia mobili, che offrono un po’ di tutto, tradizione tipica di tutti i Paesi Latinoamericani, e non solo. Inoltre sono state messe a disposizione degli artigiani grandi aree come quella dell’ ex centro commerciale “Siglo 21”, dove puoi trovare scarpe, abbigliamento e strumenti musicali.

Il cambiamento è dovuto alle nuove leggi che il governo di Raul Castro ha promulgato da quando si è insediato un paio d’anni fa. E con la sessione dello scorso dicembre il parlamento cubano ha approvato la legge che consente ai privati di affittare locali dello Stato, che darà un ulteriore spinta al cambiamento di Cuba, dove la statalizzazione era arrivata agli estremi, comprendendo perfino barbieri e ciabattini. E, probabilmente, rendendosi conto di tale assurdità proprio da lì hanno fatto partire le abolizioni delle leggi definite obsolete.

Nei cambiamenti va anche segnalato l’apertura delle  licenze da taxi che hanno portato a una notevole presenza di taxi collettivi coi quali si può raggiungere tutti i luoghi della vasta area della città della Havana. Questi si aggiungono a una più efficiente rete di autobus, arrivati dalla Cina, già da qualche anno che insieme hanno riportato il trasporto pubblico cubano quasi alla normalità.

La prima domanda che forse molti si stanno facendo riguarda se è meglio adesso o era meglio prima di queste aperture al privato, di queste riforme. Per chi ci vive, trova molto meno faticoso approvvigionarsi adesso poiché basta uscire in strada, mentre prima doveva per forza raggiungere i luoghi preposti. Inoltre questo commercio fa circolare di più il denaro e magari provoca anche solo l’impressione che tutti stiano meglio.

Naturalmente, e come in tutto il mondo, si può comprare se si ha il denaro, altrimenti si resta a guardare. E siccome il paniere dei prodotti sovvenzionati dallo Stato (quelli della famosa “libreta”) si è ulteriormente assottigliato, i prezzi non tendono a scendere, anzi avviene il contrario, purtroppo! Però succede anche che se il venditore verso sera si ritrova ad aver ancora molta merce, possa dimezzare il prezzo standard.

L’altra novità sul versante economico è la riapertura al turismo. Dopo averlo respinto con assurde tassazioni sul cambio (fino a pagare l’euro 20 punti in meno) e togliendo le dovute provvigioni alle agenzie,  con il risultato che questi operatori, ovviamente, non promuovono una destinazione se non produce ricavi per loro aziende.

Mentre nel resto del mondo si facevano grandi investimenti per avere più turismo, Cuba respingeva quel che già aveva, giustificando l’introduzione di misure assurde in quanto il turismo era visto come una fonte di corruzione.

L’anno precedente il governo cubano aveva abolito le Zone Franche, sempre per lo stesso motivo, dato che le aziende europee abituate a pagare la intermediazione, offrivano bustarelle ai responsabili degli uffici acquisti delle aziende cubane. Ci sarebbero state altre soluzioni, una, ad esempio, creare apposite agenzie di intermediazione controllate dallo Stato, così come aveva fatto col mercato nero del dollaro: creando le Case di Cambio hanno fatto sparire completamente il mercato nero. Ma dato l’avvenuto sviluppo di un mercato regionale (vedi “ALBA”con la moneta unica il “Sucre”) e continentale (vedi Mercosur), l’abolizione delle zone franche non ha avuto ripercussioni di rilievo, mentre il notevole calo delle entrate turistiche ha fatto ripensare il nuovo governo.

D’altra parte, la corruzione che portava il turismo era poi limitata alla prostituzione, ossia un reato di carattere culturale e quindi di immagine, praticamente irrilevante nel danno sociale. Naturalmente il fenomeno esisteva, la repressione non lo fermava, e allora i governanti decisero di eliminare la fonte, senza rendersi conto che era un’autocastrazione, un po’ come quello che si tagliò i “cosiddetti…” per far dispetto alla moglie. Le entrate di moneta pregiata si erano alquanto assottigliate, quindi si rendeva necessario, se non obbligatorio, abolire le tassazioni sul Cambio e ripristinare le provvigioni alle agenzie. E così è ripreso il turismo. Ancora poco quello italiano, mentre a fine anno si è registrata una forte presenza di tedeschi e inglesi, direi quasi come negli anni migliori.

Come conseguenza, è probabile che possa verificarsi una ripresa della prostituzione, anche se le giovani cubane di oggi sono culturalmente molto più mature delle chicas di circa quindici o venti anni fa. Nel senso che l’abbordaggio per strada è quasi del tutto scomparso, così come l’aspirazione, ossessionante, di andarsene all’estero. Come tutti i giovani del mondo, vogliono divertirsi, ballando, viaggiando, facendo sesso, e magari unendo l’utile al dilettevole, ma non più a tutti i costi.

In conclusione, come scriveva sul Manifesto una giornalista-scrittrice cubana, oggi Cuba è più aperta al mondo ma purtroppo il mondo non è più aperto a Cuba, come chiedeva papa Wojtyla nel 1998.

Ma d’altro canto, e a parte poche eccezioni, un intero Continente è cambiato senza che “la colta Europa”, come ironizzano molti giornalisti latinoamericani, se ne sia accorta.

Bisogna aggiungere che il cambiamento ha smussato molto le posizioni antigovernative, ridando speranza alla gente di poter stare meglio, il governo ha riguadagnato fiducia.

Staremo a vedere come andrà a finire.

Giancarlo Guglielmi

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