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Cuba/OMAR SOSA: canto a Eggūn per contattare Miles

14. gennaio 2014 – 11:48No Comment
Cuba/OMAR SOSA: canto a Eggūn per contattare Miles

Eggūn- Omar Sosa /The Afri-Lectric Experience è una delle 5 nomination nella categoria BEST LATIN JAZZ ALBUM dei Grammy Awards. In attesa del verdetto finale fissato il 26 gennaio 2014 allo Staples Center di Los Angeles abbiamo intervistato il pianista- compositore cubano Omar Sosa su questo progetto-tributo a “Kind of Blue” di Miles Davis. Ma parla anche di altre iniziative. (Video con “Angustiado”)

Partiamo da “Angustiado”, brano di cui ricordo la bella esecuzione  in trio con Paolo Fresu e Trilok Gurtu nel magico scenario del Teatro Romano di Fiesole (video postato su Micaribe e Youtube). Come mai l’hai inserito nel progetto Eggūn?

E’ vero quello che dici e ho visto anche le immagini di quel concerto. Angustiado è una composizione che suono da tempo, ma ti racconto quello che è successo quando mi chiamarono al festival di Barcellona proponendomi se volevo rivisitare a mio modo quella musica storica di Miles. La proposta mi creò una fortissima angustia: più che essere contento mi sentivo preoccupato, angustiato perché ero di fronte a qualcosa di importante. “Kind of Blue” mi ha impegnato per oltre un anno tra studiare il lavoro di Miles, trovare l’idea di quello che avrei voluto fare eccetera eccetera , perché non volevo suonare i brani come degli standard in quanto io rispetto molto questo disco che è emblematico, è una sorta di Bibbia del Jazz. Francamente il livello di angustia che mi aveva provocato lavorare a questo omaggio davisiano era tantissimo e alla fine quando sono riuscito a scrivere tutta la musica ho ritenuto giusto fare un tributo e allo stesso tempo ringiovanire anche il “vecchio” Angustiado ma scrivendo le parti dei fiati nella modalità che fu impiegata in Kind of Blue.

C’è stato un tema in “Kind of Blue” che hai privilegiato o preferito più di altri?

Ho preso molto da Blue in Green ma anche agli altri sono stupendi. Ad esempio, se ci fai caso, il titolo So All Freddie è una specie di amalgama, una fusione dei titoli  riprendendo un po’ di ognuno dei tre temi famosi : So What, Freddie Freeloader e All Blues. Ma fin dal primo momento l’idea è stata che non si riconoscesse cosa stava succedendo, quel che resta sono i solo ispirati a quelli di Coltrane, Davis, Adderley e Evans. Comunque fare delle preferenze tra dei capolavori è quasi impossibile.

Chi segue da tempo le tue perfomance dal vivo oramai sa che Elegguá è l’oricha a cui ricorri per aprire i tuoi concerti e ottenere protezione. Ora chiami in causa Eggūn, che riguarda lo spirito dei defunti, degli antenati per omaggiare  “Kind of Blue” di Miles Davis. Perchè?

Bella domanda. Perché senza i nostri antenati noi non esisteremmo, non saremmo nulla e credo che figure come Miles Davis, Bill Evans oppure John Coltrane, Cannonball Adderley, insomma tutti quelli che hanno lavorato con Miles, sono i nostri padri che ci hanno permesso di creare un vincolo con le loro musiche, con quel linguaggio a cui si rifanno moltissimi musicisti. Quello che facciamo in concerto è il nostro umilissimo omaggio a musicisti che hanno creato l’architettura del jazz, la storia di questa musica.

Ma in questo caso il tuo Eggūn è più afrocubano o africano?

Io credo che non vi siano differenze. Io non lo vedo tanto dal punto di vista spirituale ma nel concetto di chi noi siamo. Mi rivolgo allo spirito degli antenati, dei morti, in questo caso per contattare Miles e compagni che ci attorniano in ogni momento della giornata, coloro che hanno reso possibile a noi di fare questa musica. Parlando il linguaggio figurato avrei potuto intitolare il disco “A  Miles… “ oppure …  ma credo che sarebbe stato ridondante dire che questa musica è di Miles, perché la musica parla da sola. Quello che ho fatto in questo disco è prendere frammenti degli assolo di Miles Davis, Bill Evans, John Coltrane e Cannonball Adderley, poi metterli assieme e creare delle melodie.

Lasciami dire però che il progetto “Eggūn” dal vivo svolto dalla formazione ridotta non offre quella magica tavolozza con i colori, timbri e ritmi caratteristici che riporta alle musiche sincretiche, ai toque batà eccetera;  quell’insieme di suoni e atmosfera che spicca invece nel cd grazie soprattutto ai tre grandi percussionisti che hai voluto al tuo fianco. Come mai non li hai portati con te? Troppo costoso in questo momento?

Hai centrato il problema: si fa sentire moltissimo la crisi e quindi bisogna ridurre i costi e fare delle scelte. Non è possibile fare tournée con i musicisti che vorresti, ora è tutto più complicato e non solo per l’economia ma anche per la logistica. Tuttavia sono fiducioso che prima o poi potrò esibirmi al completo con Pedrito Martinez, Gustavo Ovalles, John Santos e con tutti gli altri musicisti del progetto, compresi Lionel Loueke, Marvin Sewell.  Spero di riuscire a riunirli tutti almeno in un paio di concerti negli Stati Uniti.

A parte questo progetto, ho però l’impressione che nella tua musica ci sia sempre meno Cuba e un po’ più di musiche del mondo, di worldmusic, come se fossi assetato di altre culture, di altri linguaggi. E’ così?

Non so, forse sì. Io credo che non siamo nulla se non tentiamo di aprirci agli altri; l’apprendimento è costante, continuo, l’apprendimento è in ogni luogo dove puoi andare e più viaggi faI più impari cose nuove. Ora ho registrato un disco di solo piano, Senses (Otà records), un album molto tranquillo e che uscirà tra pochi giorni. Certamente ho esigenze di cambiare e di esplorare nuove realtà. Così, ad esempio, in questo momento sto lavorando con la musica cinese e uscirà un progetto, ancora non so quando, dove lavoro con musicisti cinesi, africani, cubani e venezuelani e si intitolerà Aguas Transparentes. In Cina l’acqua è molto importante e per questo lavoro sono già andato un paio di volte a Shanghai.

Continui a muoverti dentro i linguaggi, dentro culture diverse,  ma anche da un luogo all’altro, da un continente all’altro. Ora dove vivi? E a Cuba ci ritorni spesso?

Principalmente divido la mia vita tra Barcellona, dove risiedo, e San Francisco. A Cuba non vado da un paio di anni per problemi di lavoro e mi dispiace molto anche perché all’Avana ho mia madre ammalata. Ma essendo io la colonna vertebrale economica della mia famiglia debbo badare al lavoro.

Ti mantieni informato sulla realtà cubana in movimento, dei cambiamenti in atto? E cosa ne pensi?

Certamente, ma debbo dirti che imparo molte cose su Cuba (e America latina) anche dalla vostra newsletter Micaribe che ricevo regolarmente e leggo. Quindi grazie per gli aggiornamenti. Che dire: sono contento delle novità in atto nel mio Paese perché ho notato alcune cose molto interessanti, sembra esserci  un’importante apertura, ma bisognerà capire fin dove tutto questo arriverà. Sono speranzoso.

E un concerto all’Avana non è ancora nei tuoi piani?

Mi avevano invitato l’anno scorso al festival del jazz ma per problemi di calendario non mi è stato possibile. E anche per la situazione economica, poiché il mio sogno sarebbe portare a Cuba il progetto Eggūn con la band completa, ma ora non è possibile. Chissà se riusciremo nel dicembre 2014.

Grazie Omar per la tua sempre squisita disponibilità e tanti Auguri.

Come sempre, grazie a te, allo spazio che ci dedicate: mucha Achè,  Luz y Paz!

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Video: “Angustiado”


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