CUBA libri.Torna “Cimarrón – Biografia di uno schiavo fuggiasco” di Miguel Barnet

Che bello tuffarsi nuovamente tra le pagine della Cimarrón- Biografia di uno schiavo fuggiasco dell’etnologo e scrittore Miguel Barnet di cui è appena stata pubblicata la nuova e bella edizione italiana a cura di Elena Zapponi, presentazione di Italo Calvino per i tipi della Quolibet edizioni di Macerata

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Rumba: arte e purezza di Cuba.

6. dicembre 2016 – 23:31No Comment
Rumba: arte e purezza di Cuba.

Rumba è l’espressione culturale più pura che identifica la gente di Cuba. Lo spirito e i canti della rumba autentica si può dire che a Cuba camminano di casa in casa, di quartiere in quartiere. E in modo differenziato, e non sempre correttamente, di continente in continente grazie ai tanti artisti cubani che hanno solcato la scena internazionale, da Miguelito Valdès a Xavier Cugat, da Mario Dreke Chavalonga a los Muñequitos de Matanzas.

E’ difficile fare un discorso completo e serio  sulla rumba perché non si tratta solamente di danza e musica, ma anche di canto, poesia, pantomima, comunicazione e stili differenti. Un fenomeno complesso che gli stessi studiosi cubani hanno difficoltà a parlarne nella sua interezza e in modo univoco. Lungi da noi proporvi le verità della rumba, ma ci limitiamo a suggerirvi  degli appunti sul tema, frutto di esperienze dirette o conoscenze letterarie acquisite nel tempo. E questi appunti, scritti tempo fa, speriamo possano essere utili oggi poichè la rumba viene riconosciuta dall’Unesco come patrimonio culturale dell’Umanità, e inoltre  possano servire anche a chi spesso si trova nella patria della rumba,  e spesso si trova questa cultura dietro l’angolo ma non se ne accorge. Come succede  alla maggioranza dei turisti che popolano le bianchissime spiagge di Varadero (la Rimini cubana!) senza sapere che a pochi chilometri c’è  Matanzas, uno dei primi ‘santuari’ della rumba e della musica cubana.  E proseguendo il viaggio a meno di due ore d’auto nei quartieri e nella prima periferia della capitale cubana ci sono le altre realtà rumbere più significative di tutta l’isola.

Ma se l’Avana e Matanzas sono i depositari principali di quest’arte, tuttavia i versi “Si te quieres divertir, escucha esta rumba buena “ si cantano in ogni angolo dell’Isla Grande in sintonia con il carattere allegro, festoso e creativo del cubano che sta appunto nella rumba. In questo senso siamo stati testimoni in più di una occasione,  ma una in particolare a Santa Clara nel retro della casa di un amico, Onja, che stava tostando caffè  e piselli (avete letto bene: c’è chi si fa il caffè in casa miscelando questi due ingredienti)  e tra un tegame e l’altro di tostatura improvvisava versi  sul disegno ritmico del guaguancò (uno degli stili della rumba) che lui stesso svolgeva sui braccioli di una sedia a dondolo. Naturalmente ci trovammo coinvolti in questa spontanea improvvisazione e iniziammo a scandire il tempo di clave con il battito delle mani.

Un po’ di storia.

Per riuscire a capire meglio in generale l’afrocubanismo consigliamo le numerose pubblicazioni  di Fernando Ortiz,  considerato il terzo scopritore di Cuba, etnologo/antropologo  che ha lasciato pagine fondamentali sul contributo dei neri alla formazione dell’identità cubana. Questo intellettuale, anche raffinatissimo musicologo, parlando in generale delle musica afrocubana scrive:

espressione musicale che il popolo cubano assimilò dai negri africani, adattata, modificata e creata nell’isola caraibica sotto l’influenza delle tradizioni musicali africane, amalgamata con altre di provenienze diverse”. Si intuisce che nella fusione hanno partecipato gli europei e non solo.

E la grande tradizione afrocubana passa attraverso la rumba, una ricca espressione culturale che abbraccia musica, canto, danza, pantomima e poesia. Una musica meticcia con ritmi mulatti , paragonabile per alcuni aspetti al samba.

Le origini. I primi passi della forma cubana che conosciamo oggi come rumba si può dire che siano stati mossi  nel 1886  quando a Cuba viene abolita la schiavitù e gran parte della popolazione che lavorava nei campi si sposta nelle periferie delle città. Sorgono nuovi insediamenti e questi caseggiati, i cosiddetti solares, sono la cornice dove prendono corpo queste feste collettive animate da gente umile di origine africana , bianchi di origini spagnole e creoli. Si declamano versi o si intonano canti accompagnati da ritmi ottenuti con strumenti che oggi diremmo riciclati, come  una cassa di legno che era stato contenitore di baccalà o candele e ora diventa un  Cajón; cucchiai, le cucharas, zucche o güira secche per realizzare maracas o chequerè. A questi strumenti si aggiungeranno poi quelli che sono alla base della famiglia della percussione cubana,  le claves, i legnetti che danno il ritmo a tutta la musica tradizionale cubana, e il re dei tamburi cubani, la tumbadora, che assieme alla conga e al quinto, tutti e tre a forma di barile, costituiscono la triade fondamentale per la rumba e che in molti casi oggi ha sostituito l’anziano Cajón.

Per chi è alle prime armi e si trova bel mezzo di vedere manifestazioni musicali popolari cubane, rammento due cose semplici per distinguere la festa della conga da una rumba. La conga, anch’essa forma cantabile e ballabile e utilizza alcuni strumenti della rumba,  si alimenta e si sviluppa in ambienti spaziosi all’aperto, in particolare nelle sfilate carnevalesche,  con ritmi sincopati e passi di danza molti particolari diretti dal suono tipico della corneta china o da una tromba; lo scenario della rumba, invece, è più circoscritto.

Conga e Rumba hanno denominatori comuni: ad es. sono sinonimo di festa, di allegria e  straordinari elementi di socializzazione. La rumba, a differenza della conga, ha superato i confini cubani , e infatti  presso altre realtà caraibiche parlare di rumba significa fare una grande festa con ritmi, danze e bevute, e non si tratta dell’espressione rumbera di Cuba.

Bisogna poi rilevare che la Rumba è timbro distintivo della nazione cubana: è cronaca sociale dei “poveri della terra“, stampa folklorica di rara autenticità,  creatività, poesia popolare che nasce nei solar e nelle piazze, al calore di una gran festa o in una semplice riunione di gente del barrio.

Nel  mondo l’immagine della rumba è molto variegata e in certi casi è stata distorta o recepita male.  Infatti  la parola Rumba per molti anni ha voluto dire musica cubana, senza distinguere tra son, bolero, guaracha, danzon, pachanga, conga.  In modi e pesi  diversi  questi  sono i primi ambasciatori cubani che  hanno legato il proprio nome alla rumba: Rita Montaner ,  Antonio Machìn, Ignacio Piñeiro, Chano Pozo e Miguelito Valdes e anche il catalano-cubano Xavier Cugat. Nel mondo poi, Italia compresa, si spacciava per rumba anche  il brano El manisero, conosciuto come rumba delle noccioline. Insomma si semplificava tutto e troppo facilmente per scopi commerciali, responsabilità queste dei discografici americani con la complicità di tanti musicisti cubani, e in questo modo si stavano perdendo le vere tracce della rumba.  Oggi va meglio, c’è più rispetto delle tradizioni e delle musiche popolari e ad esempio il guaguancò, la variante più nota della rumba, rappresenta uno degli ingredienti principali in tutti gli stili della musica popolare cubana, dagli Irakere a Isaac Delgado. Tantissimi sono i gruppi impegnati nello studio e nella valorizzazione dei linguaggi della rumba, un fenomeno che si suddivide in tre stili : guaguancò, yambu e columbia.

Anche se questa espressione artistica è diffusa in tutta l’isola sono due le città  cubane depositarie  delle origini di questo ricco patrimonio folklorico: l’Avana e Matanzas .

Matanzas, a 100 km. ad est della capitale, e a circa 30 km dalle spiagge di Varadero,  è conosciuta come l’Atene di Cuba per i ricchi fermenti culturali di fine ‘800. Oltre ad essere la culla della rumba, è la città dove il musicista Miguel Failde creò il primo danzón, da cui deriveranno diversi generi ballabili tra danzonete e poi il cha-cha-cha.

Da questa città viene il famosissimo gruppo Los Muñequitos de Matanzas ma qui vi sono altre formazioni come gli  Afrocuba di Matanzas , che suonano anche strumenti tipici delle prime forme di rumba, cioè  il cajón e il catà,

Oggi per suonare la rumba si ricorre a tumbadoras, congas e claves. In molte case cubane quando si vuol far festa per evadere dalla routine, ci si procura una bottiglia di ron e sul sacro disegno ritmico della clave 1-2 – 1-2- 3 si intona il classico Belebele Belebele o Diana che stimola la risposta del coro, il battito delle mani, l’accompagnamento con cucharas,  maracas o colpi scanditi su una semplice cassapanca o su un armadio, è  rumba!

(Gfg)

Questi sono solo appunti serviti per un servizio realizzato nel 2007 per Salsa.it.  Qui lo potete leggere nella sua completezza.

http://www.salsa.it/ritmi_latini_appunti_di_rumba_cubana_e_dintorni.aspx

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