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Colombia: passi per stoppare il conflitto armato con le Farc

3. settembre 2012 – 15:07No Comment
Colombia: passi per stoppare il conflitto armato con le Farc

Juan Manuel Santos, presidente della Colombia, e i guerriglieri delle Farc stanno dialogando per cercare la fine del conflitto armato in corso da cinquant’anni. Un primo incontro esplorativo si è svolto all’Avana. Il 5 ottobre a Oslo è in programma un nuovo meeting ‘sponsorizzato’ da Cuba, Venezuela e Norvegia.

Juan Manuel Santos, da quando si è insediato al Palacio de Nariño di Bogotà, sta preparando un percorso per tentare di giungere a un dialogo concreto con i guerriglieri delle Farc per arrivare all’auspicabile pace in Colombia, dopo cinquant’anni di conflitto tra l’esercito nazionale e i movimenti della guerrigilia, Farc e Eln. Prima si è riavvicinato diplomaticamente a Cuba e  Venezuela, eppoi  Santos assieme ai leader di questi due governi latinoamericani  ha richiesto un tavolo di trattativa. Infatti le prime esplorazioni si sono tenute all’Avana e il prossimo incontro avrà luogo a Oslo con la mediazione della Norvegia.  Ma non sarà un cammino facile, poiché il terreno del dialogo è minato da sabotatori come l’ex-presidente Alvaro Uribe, che vorrebbe sconfiggere i guerriglieri con le armi. Tuttavia l’entusiasmo che si è creato nell’opinione pubblica  colombiana  spinge in favore di Santos (ex ministro durante la presidenza Uribe) per compiere passi importanti verso la pace.  Sono moltissimi i colombiani di sinistra che mentre all’inizio simpatizzavano con le lotte della guerriglia,  oggi (ma forse anche da ieri l’altro, si fa per dire) considerano inutile questo braccio di ferro armato. E per diversi motivi, tra cui, il principale, è  il coinvolgimento delle Farc con  il narcotraffico. Ma questo,  alcuni colombiani – da noi intervistati- non lo mandano giù perché ritengono che non sempre il fine giustifichi i mezzi. Che dire:  hanna ragione.

In questo quadro sfilacciato i contendenti si sono resi conto che i tempi sono cambiati  e che questa lotta è anacronistica. Quindi, dialogare e convivere in pace è certamente meglio che continuare a vivere nella paura, nel terrore di attentati e sequesti, sotto le leggi delle armi e di uomini in divisa.

Se prevarrà il buon senso e la ragione,  il Paese potrebbe così riacquisire la credibilità e la fiducia che attualmente gli sono negate da moltissime nazioni, e non sempre con buoni motivi; gli interscambi commerciali e culturali potrebbero beneficiare dell’esigenza di aria pulita, non inquinata dalle mitragliette. A partire dal settore del turismo, poco sviluppato e  che invece ha tantissimo da offrire ai mercati sudamericani e europei.

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