CUBA libri.Torna “Cimarrón – Biografia di uno schiavo fuggiasco” di Miguel Barnet

Che bello tuffarsi nuovamente tra le pagine della Cimarrón- Biografia di uno schiavo fuggiasco dell’etnologo e scrittore Miguel Barnet di cui è appena stata pubblicata la nuova e bella edizione italiana a cura di Elena Zapponi, presentazione di Italo Calvino per i tipi della Quolibet edizioni di Macerata

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GUERRA E PACE IN COLOMBIA

13. novembre 2013 – 23:16One Comment
GUERRA E PACE IN COLOMBIA

Lo scrittore Francesco Cecchini ci ha inviato una nota sull’accordo tra FARC-EP e governo della Colombia sul punto 2 dell’agenda dei negoziati di pace che si svolgono all’Avana. Questo punto nodale riguarda la futura partecipazione politica della guerriglia, dopo la firma definitiva della pace. Gli incontri proseguiranno nella capitale cubana il 18 novembre.

GUERRA E PACE IN COLOMBIA.

di Francesco Cecchini

PREMESSA

Mercoledì 6 novembre , a L’Avana, il governo colombiano e le Forze Armate Rivoluzionarie – Esercito Popolare ( FARC-EP) hanno raggiunto un accordo sul secondo punto dell’ agenda del negoziato che riguarda la futura partecipazione politica della guerriglia, dopo la firma definitiva della pace.

Il link con il testo dell’accordo è il seguente:

http://wsp.presidencia.gov.co/Prensa/2013/Noviembre/Paginas/20131106_06-propaz-Comunicado-Conjunto-de-las-Delegaciones-del-Gobierno-y-las-Farc.aspx

Il poter partecipare alla vita politica è un soggetto vitale se si vuole eliminare le cause del conflitto sociale ed armato in Colombia dove l’assenza di diritti democratici per le organizzazioni popolari, la liquidazione fisica delle opposizioni sono stati la costante di di decenni di dominio oligarchico: dall’ assassinio  di Gaitán, allo sterminio dell’Unión Patriótica, alle fosse comuni, ai falsi positivi, ai massacri  del governo di Uribe.

L’ importante avvenimento è stato riportato in Italia dalle principali agenzie di notizie con brevi comunicati, trascurato da quotidiani come il Fatto Quotidiano che pur aveva dedicato lo scorso ottobre un’ articolo allo sciopero agrario. Maggior attenzione è stata dedicata da Il Manifesto con un buon articolo di Geraldina Colotti.

Pertanto penso  possa essere utile  menzionare per intero un articolo, apparso la sera stessa dell’accordo, nel giornale colombiano on-line,  La SILLA VACIA. La nota, pur da un punto di vista, diciamo di centro sinistra,  analizza in dettaglio il contenuto dell’accordo,  rinvii e risultati positivi.

L’ ACCORDO TRA FARC E GOVERNO COLOMBIANO SULLA PARTECIPAZIONE POLITICA: QUANTO STABILITO, QUANTO  RINVIATO E QUANTO GUADAGNATO.

di Juanita León con la collaborazione di Laura Ardila Arrieta.

Questo è quanto venne stabilito, rinviato o guadagnato dalle FARC, dal Governo e dai colombiani.

Non furono poche le voci che avevano avvertito che il secondo punto dell’agenda di pace tra il Governo e le FARC, quello della partecipazione politica che si firmò oggi sarebbe stato il più difficile. “ Questo è il punto nel quale si alzano dalla tavola ( dei negoziati)”, per esempio La Silla ascoltò dirlo a L’Avana, in maniera in formale, ad una fonte vicina alle conversazioni. Evidenza di questa difficoltà è che tardarono cinque mesi negoziandolo. Però al finale questo accordo terminò in un altro win-win (vincente-vincente), come quello sulla riforma agraria, che contiene le basi per cambi significativi nell’esercizio dell’opposizione politica in Colombia.

L’ ACCORDO.

Sebbene il testo del comunicato sia un poco vago, il punto più importante dell’Accordo è un tema concettuale: l’ dea di una democrazia diretta che introduce e sviluppa. È una democrazia da esercitare oltre i partiti politici y focalizzata nelle zone dove la FARC hanno influenza.

Come ha raccontato La Silla, mesi fa, uno dei nodi gordiani della negoziazione di questo ciclo sono state le differenze esistenti tra il Governo e le FARC su cosa si deve intendere per rappresentazione politica.                                 Istituzionalmente i partiti politici ed i loro rappresentanti eletti con il voto popolare, per più… che siano, sono lo strumento che permette rappresentare gli interessi dei cittadini nella scena politica. Le FARC difendono l’idea che i movimenti sociali sono molto più rappresentativi degli interessi del popolo che i partiti politici e una delle sue rivendicazioni nel tavolo dei negoziati era che le garanzie di un eventuale Estatuto para la Oposición ( Statuto per l’Opposizione) fossero estese a queste mobilizzazioni sociali come la MANE, la Minga Indigíena o le Dignidades che parteciparono allo sciopero agrario (paro agrario).                                                                                                            Questa fu una discussione complicata in quanto non è facile trovare un indicatore obiettivo, come il numero di voti raggiunto in un’elezione, per determinare quanto rappresentativo sia un movimento sociale e ciò potrebbe aprire al porta ad un autoritarismo come quello che esiste in Venezuela, dove il leader di turno definisce quali movimenti sono i legittimi interlocutori.                                                                                                             Malgrado ciò, finalmente le parti arrivarono ad un accordo su questo punto: l’ Estatuto de la Oposición ( Statuto dell’Opposizione) si discuterà con i partiti politici quando si raggiungerà ad un Acuerdo de Paz ( Accordo di Pace) ed in questa discussione le FARC parteciperanno come movimento legale e d’accordo con le regole di gioco della democrazia. Comunque fin d’ora vi è l’ accordo per molte garanzie per la partecipazione politica diretta dei movimenti sociali: una “legislación de garantías” ( legge di garanzie) per i movimenti sociali che sarà discussa con loro; la possibilità che i movimenti sociali possano far conoscere le proprie proposte in “medios institucionales y regionales” (circoli istituzionali e regionali) , innanzitutto la televisione; la possibilità che formino parte di organi di controllo cittadini dei governanti; la possibilità che partecipino all’elaborazione e seguimento di piani di sviluppo locale, integrando i consigli territoriali di pianificazione; “ apoyos especiales” (sostegni speciali) a nuovi movimenti e partiti politici ( non si specifica in questo punto il tipo di sostegno, ma sicuramente potrebbero essere inclusi finanziamenti statali). Oltre queste garanzie che rafforzeranno sicuramente i movimenti sociali, le cui rivendicazioni in alcuni casi coincidono con quelle delle FARC, l’ accordo ha un punto, forse il più significativo di tutti: le circoscrizioni transitorie di pace. Queste  circoscrizioni hanno lo scopo di integrare le regioni più colpite dal conflitto, quelle dove c’ è una maggior presenza delle FARC, ed è il meccanismo per garantire a queste una maggior rappresentanza delle proprie basi in Parlamento. Basicamente l’ istituzione di queste circoscrizioni permette che in cica 11 zone e per un tempo determinato si possa eleggere “ rappresentanti addizionali con regole speciali”. Questo, tradotto, significa che, per esempio che l’Organizzazione Contadina del Catacumbo può presentare in questa regione i propri candidati e lo stesso può farlo MINGA può farlo nel Cauca e che i cittadini di queste regioni possono votare ( o no) per questi. Questo darebbe alle FARC una potente piattaforma per avere un patrimonio politico per entrare alla vita pubblica si dimostrano di avere basi sociali che la votano senza la pressione delle armi.  Quest’ accordo raggiunto, si si mette in pratica come concepito, è molto significativo e può modificare “dal basso” lo stesso sistema elettorale perché la partecipazione della gente sarebbe più diretta in materie quali la pianificazione ed il controllo di coloro che vanno in Parlamento. Il rischio di questo punto è che le FARC mescolino  le armi con i voti o che utilizzino denaro mal guadagnato per promuovere i propri candidati, creando uno squilibrio nella contesa elettorale. Indubbiamente nell’Accordo rimane esplicito che l’obiettivo è rompere il vincolo tra politica e le armi e che tutto questo presuppone l’abbandono delle armi. Nella questione dell’abbandono delle armi, a giudicare dal comunicato congiunto, viene evidenziato un cambio nella posizione delle FARC. Infatti in uno paragrafi del messaggio si afferma che la realizzazione dell’accordo finale “ implicherà l’abbandono delle armi”. Fino a poco fa alcuni capi della guerriglia avevano detto che il paese non avrebbe visto la foto di loro che consegnavano le armi e che avrebbero potuto farlo in un passaggio graduale dalle armi ai voti. Entrambe le frasi furono dette in interviste alla Silla i plenipotenziari della guerriglia Marcos Calarcá y Andres Paris, rispettivamente.

QUANTO RINVIATO.

Per quanto riguarda altre decisioni specifiche per facilitare il passaggio delle FARC ad un movimento politico legale, come la possibilità che accedano al sistema politico in condizioni speciali o che eventualmente abbiano rappresentanza politica speciale nel Parlamento, questo tema sarà nel punto 3 dell’agenda”, ha dichiarato il capo della delegazione governativa, Humberto de La calle.Quello che vuole dire che uno degli aspetti che rendevano tanto sensibile questo punto, la possibilità che lo Stato dia poltrone per decreto alle FARC, sul quale si attendevano degli accordi oggi, rimane da discutere in seguito quando nel terzo punto dell’agenda: l’abbandono delle armi e l’ integrazione delle FARC nella vita civile. Questo punto si discuterà dopo il punto 4, che è quello del narcotraffico e delle coltivazioni illegali.                                                                               Nemmeno, come si pensava, le parti si misero d’ accordo sul contenuto dello Satuto dell’Opposizione, come domandava la guerriglia. Invece ci fu accordo per convocare in un evento nazionale i rappresentanti dei partiti e movimenti politici perché formino una comissione che “definisca i lineamenti dello statuto di garanzia per le organizzazioni che si dichiarino di opposizione”. Questa commissione organizzerà un forum perché nell’elaborazione dello Statuto partecipino esperti, accademici ed organizzazioni sociali. Le riforme elettorali che sono un tema estremamente sensibile per essere discusso con la guerriglia, innanzitutto con alle porte delle elezioni, si rinviò anche alla firma dell’Accordo Finale. Si ha incaricato una Commissione di Esperti che “ farà una revisione integrale della organizzazione e del regime elettorale e, sulla base delle migliori pratiche nazionali ed internazionali, persentare raccomandazioni per modifiche normative ed istituzionali corrispondenti”

QUANTO OTTENUTO

Nonostante, per la clausola di confidenzialità,  non si conoscano i dettagli la firma di questo punto è un win-win (vincente-vincente) perché senza offrire concessioni difficili a digerire, il Governo dà segno di avanzamenti proprio in momenti nei quali il presidente Juan Manuel Santos deve dichiarare se aspira o no alla rielezione ed affronta una piccola tormenta scatenata dall’ uribismo a causa della foto delle FARC in un catamarano.                                                                                                                                                         È anche un win-win (vincente-vincente) perché le FARC riescono ad introidurre cambi significativi e viabile che garantiscono la partecipazione politica delle sue basi sociali.                                                                  Con questo accordo guadagnano i colombiani perché finalmente si affronta una delle ragioni che sempre ha dichiarato la guerriglia per giustificare la violenza ed è la impossibilità di esercitare una vera opposizione politica all’interno della democrazia.     Se si arriva a mettere in pratica questo accordo, finalmente sarà possibile in Colombia aver voce nelle decisioni del governo,anche se sta in periferia, senza che lo uccidano. Ma anche più importante, se questo accordo si realizza, le FARC si sono impegante pubblicamente a far politica senza armi.

La Silla Vacia. Bogotá 06/11/2013

CONCLUSIONI

Tengo a precisare che non condivido alcune affermazioni sul Venenzuela, dove i movimenti sociali sono autonomi e non selezionati dal leader di turno (sic!),  o su presunta malafede delle FARC a voler poi continuare mescolare armi e voti. La scelta delle FARC per la pace come conditio sine qua non per un cambio sociale politico in Colombia è senza pregiudizi di alcuna sorta. È però responsabilità politica sia delle FARC che dell’ELN ( Esercito di Liberazione Nazionali) mettere in atto tutte le misure pratiche, anche di autodifesa,  perché dopo l’Accordo di Pace non si ripeta quanto avvenuto negli anni 80 con lo sterminio dell’ Unión Patriótica, quando dai paramilitari e narcotrafficanti vennero assassinati circa 3 mila ex guerriglieri.

Il processo per raggiungere la pace non è breve, ma con gli accordi per la riforma agraria e per la partecipazione politica della guerriglia si sono fatti dei passi in avanti significativi.  Importante è anche la dichiarazione dell’ ELN, Esercito di Liberazione Nazionale dello scorso ottobre che ribadito la propria scelta a negoziare la pace. Il cammino però non né lineare né privo di ostacoli. Uno di questi è la posizione dell’ex capo di governo Uribe che  critica e si oppone all’intero negoziato per la pace. Dietro Uribe  ci sono una parte importante delle forze armate, la borghesia retrograda ed oligarchica ed i narcotrafficanti.

Un secondo passo in avanti, quindi, ne mancano altri 3, cinque sono infatti i punti dell’ agenda per definire la pace. Il prossimo passo inizierà a L’Avana il 18 novembre prossimo.

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