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Messico: Lydia Cacho racconta la sua storia

15. gennaio 2012 – 23:04One Comment
Messico: Lydia Cacho racconta la sua storia

”Il potere pesa piu’ dell’evidenza” e oltre il 98 per cento delle denunce finiscono nel dimenticatoio. Lo scrive la straordinaria giornalista messicana Lydia Cacho nel suo ultimo e toccante volume Memorie di un’infamia pubblicato da poco da Fandango Libri. (video intervista di F. Fazio Che Tempo Che Fa-Raitre)

Femminista, giornalista, attivista dei diritti umani, Lydia Cacho vive a Cancún, stato del Quintana Roo, nel sud est del Messico. Minacciata più volte di morte “Lydia Cacho è  una donna di grande coraggio e un modello per chiunque voglia fare giornalismo” dice Roberto Saviano, un altro personaggio che di minacce ne sa qualcosa e da anni vive sotto scorta come Lydia per  sconfiggere la criminalità, la camorra, le mafie. A proposito, se vi è sfuggito il commento “Il patto scellerato” di Roberto Saviano  sul caso italiano del deputato Cosentino ve ne consigliamo la lettura (La Repubblica). Ma torniamo al libro della Cacho.

Le 320 pagine  di questo volume sono un ottimo strumento di lotta per sensibilizzare l’opinione pubblica e trasformare la realtà vergognosa che alberga da qualche anno nel paese di Pancho Villa. Righe queste di Lydia che denunciano con dovizia di particolari un sistema di corruzione e violenza davvero impressionante, e in cui sono coinvolti importanti imprenditori, tutori dell’ordine e autorità messicani, molti dei quali sono ancora impuniti e la faranno franca, purtroppo. E nonostante le coraggiosissime inchieste di Lydia Cacho,  che tenacemente tenta di smascherare i luridi rapporti tra mafia, politica, avvocati, giudici e pedofili im-potenti.

Nel mese di luglio il Messico andrà alle elezioni presidenziali e sarebbe augurabile che il coraggio e il lavoro scomodo della brava giornalista venissero almeno premiati con una cacciata colossale di una parte della maggioranza della classe dirigente che ha consegnato ai narcotrafficanti e a banditi in doppio petto gran parte del paese latinoamericano, dove tra l’altro vengono fatti tacere, con la censura o con le armi, moltissimi  rappresentanti dei mezzi d’informazione. Infatti negli ultimi anni sono stati massacrati più di 70 giornalisti per aver denunciato sulla stampa le 64.000 persone ammazzate negli ultimi cinque anni, tra cui molti bambini e bambine. Anche la giornalista-autrice del libro è nella lista nera, e finora ha subito un arresto illegale, carcere, torture e molestie da parte di poliziotti che dovevano ucciderla; da tempo convive con la paura, scortata perché minacciata di morte, ma lei  continua la sua lotta che ha dato qualche importante risultato. Intanto  il pedofilo-imprenditore n.1 è stato condannato a 112 di carcere. Chissà come andranno le cose, Intanto ciò ha dato a milioni di messicani ancora un po’ di fiducia nella giustizia.

La vicenda prende una brutta piega a partire dal 2005 quando Lydia Cacho pubblica in Messico Los Demonios del Eden (trad.it., I demoni dell’Eden, Fandango), frutto di un’inchiesta giornalistica che svela un enorme e schifoso giro di pornografia infantile e prostituzione, fenomeno che coinvolgeva uno degli imprenditori messicani più facoltosi, Jean Succar Kuri, degli importanti esponenti politici e loschi uomini d’affari. Da quel momento la vita  di Lydia cambia improvvisamente e radicalmente tanto da diventare un incubo, un inferno, le provoca una forte depressione ma ha forza per reagire. Con Memorie di un’infamia (Fandango LibriLydia Cacho racconta tutta la sua storia fin dai primi insegnamenti verso i più umili imparati dalla madre quand’era piccina. E’ un viaggio nel silenzio e nel rumore che in alcuni punti evidenzia tutti i caratteri di un vero noir: protagonisti sono il prezzo pagato di persona  dalla Cacho per voler denunciare i mostri che stanno dentro i palazzi del potere e l’impunità che protegge criminali disponibili a commettere delitti atroci, torture su comando di un governatore (che si fa comprare con bottiglie di cognac e altro) e di un pedofilo corruttore. In siffatta situazione la United Nations Human Rights Council consigliò alla Cacho di lasciare il paese, ma lei finora non lo ha fatto, vive sotto scorta, vuole continuare a investigare e a ricercare la verità al fianco dei più deboli consapevole dei rischi che corre continuamente. Serietà, senso civico e una deontologia professionale che fanno onore a questa bella e straordinaria signora. Roba da farle un monumento, o meglio un esempio che sarebbe da seguire per risolvere qualche problemino di casa nostra, che sotto alcuni aspetti ha diverse similutidini con quella realtà. Basti dire che le mafie italiane lì fanno affari.

Note biografiche. Lydia CACHO (Città del Messico, 1963), scrittrice, femminista e attivista per i diritti umani, ha vinto il Premio Francisco Ojeda al Valor Periodístico. Dal 2006  è impegnata in prima persona nelle indagini e nella soluzione dei casi, ripetuti e numerosi, di omicidi e abusi su donne irrisolti a Ciudad Juárez. Nel 2007 Amnesty International le ha assegnato il “Ginetta Sagan Award for Women and Children’s Rights” e nel 2008 ha ricevuto l’UNESCO/Guillermo Cano World Press Freedom Prize. Nel 2010 Fandango Libri ha pubblicato Schiave del potere.

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