LATIN JAZZ con  FLAMENCO: Daniel García Trio

Bellissimo omaggio ai grandi precursori del jazz flamenco e una nuova via al latin jazz quello che abbiamo ascoltato a Correggio Jazz 2024 con “La Via de la Plata” dal trio del pianista spagnolo Daniel García completato da due musicisti cubani (entrambi di Santa Clara): il contrabbassista Reinier Elizarde “El Negron” e il batterista Michael Olivera.

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KIRK WHALUM, Humanité con soul jazz

15. dicembre 2019 – 18:24No Comment
KIRK WHALUM, Humanité con soul jazz

Ascoltando questo disco è proprio il caso di dire che funky e soul jazz sono ancora in grado di produrre delle piccole magie sonore. E fin dalle primissime battute di Move On Up, la traccia battistrada di Humanité (Mack Avenue, 2019- distr. Egea), dove spicca subito una cantabilità strepitosa sia del sassofono di Kirk Whalum che di Brendan Reilly, vocalist in questo pezzo per poi lasciare il microfono ad altri colleghi nei restanti tredici brani.

E si va avanti con questo slancio (con cantanti e strumentisti che si alternano) per tutto il progetto che annovera anche uno strumentale magnifico, Korogocho, con il brillantissimo Marcus Miller al basso elettrico. E già questo brano giustificherebbe l’acquisto dell’album. Ma il vero mattatore e protagonista del progetto è il leader Kirk Whalum, che nonostante abbia prestato il suo talentuoso sassofonismo a diverse famose star mondiali tra cui Whitney Houston, Barbra Streisand, Al Jarreau, Luther Vandross e Quincy Jones, non ha ottenuto a nostro avviso le giuste luci della ribalta internazionale. Il sassofonista, abilissimo come improvvisatore, è formidabile nel riuscire a coniugare r&b, jazz, soul, gospel, canzone di protesta (We Shall Overcome You – feat. ASA), con un fraseggio esplosivo che si incastra alla perfezione ai contributi provenienti da artisti di diversi nazionalità. Tra l’altro l’album è stato registrato e mixato un po’ in tutto il mondo, nelle città dove risiedono o lavorano gli ospiti del disco, tra Tokio, Londra, Parigi, Nairobi, Johannesburg e, naturalmente, a Memphis. Infatti, qui Kirk è nato sessantuno anni fa, qui è cresciuto a pane, chiesa battista, gospel, soul e jazz e qui ha maturato una certa spiritualità dopo l’assassinio di Martin Luther King, avvenuto proprio a poca distanza dalla casa di Kirk. All’inizio degli anni Ottanta Whalum si trasferì a Houston dove sviluppò il suo stile influenzato dal suo mentore principale, il tenorsassofonista texano Arnett Cobb ma anche da Sonny Stitt e Sonny Rollins. Successivamente si trasferì a Los Angeles diventando sessionman richiestissimo dai migliori artisti di stanza in California. Una volta trasferitosi a Parigi, Kirk ha continuato a esibirsi nei principali festival internazionali e dalle sue numerose esperienze in giro per il mondo è nata appunto l’idea di questo disco. «Ho incontrato artisti straordinari da tutto il mondo e volevo suonare con loro dimostrando che siamo una cosa sola» spiega Whalum. Infatti della partita fanno parte, tra gli altri, il pianista jazz giapponese Keiko Matsui, il giovane bassista Barry Likumahuwa, il cantante e cantautore Grace Sahertian e la cantante pop Afgan, tutti provenienti dall’Indonesia; il cantante e chitarrista Zahara, una delle più grandi star del Sudafrica; Kasiva Mutwa di Nairobi; e la cantante jazz britannica Liane Carroll. Un linguaggio in bilico tra funky e soul jazz è stato il denominatore che ha consentito di realizzare questo disco raccomandabilissimo. (Gian Franco Grilli)

 

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