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SonLar: il ritmo intrinseco di CUBA

16. settembre 2010 – 00:45No Comment
SonLar: il ritmo intrinseco di CUBA

Su RITMI (N. 3-  Settembre 2010), in vendita nelle edicole, si parla di SONLAR,  lo spettacolo cubano di danza, canti e percussioni “più applaudito in Europa negli ultimi anni”. Nell’articolo “Il ritmo intrinseco di Cuba” vengono svelati i segreti di questo progetto avventuroso, nato dall’esigenza del coreografo René de Cárdenas di creare una nuova forma espressiva, unendo danza e percussione, per raccontare in chiave estetica la ricchezza dello spazio comunitario urbano cubano conosciuto con il nome di solar. I ciceroni che accompagnano il lettore alla scoperta del ricco e insolito palcoscenico di Sonlar – allo stesso tempo orchestra, corpo di ballo e compagnia teatrale che impiegano mani, piedi, bastoni, scope, bidoni, pentole e coperchi – sono i due percussionisti Edgar Martínez e Luis Enrique Villalón e, naturalmente, il già citato direttore  e ideatore dello show René de Cárdenas.

Chi nei mesi scorsi non ha avuto la fortuna di assistere allo spettacolo del gruppo in tournée in Italia,  intanto può iniziare a conoscere questo mosaico di teatro, immagini e suoni davvero originale leggendo il servizio pubblicato sulla rivista Ritmi,  in cui spiccca l’autentica e pulsante giornata tipica del caseggiato avanero ricostruita da Sonlar, tra batea, dominò, rumba e bembé.

All’inizio di ottobre pubblicheremo il testo  del servizio apparso su Ritmi n.3/2010. Intanto potete leggere di seguito la parte dell’intervista in esclusiva per Mi Caribe.it

René de Cárdenas,  hai fatto l’esperienza diretta  del solar?

Io non ho mai vissuto in un solar ma conosco quel contesto avendo frequentato amici che ci vivevano o che continuano a viverci perchè il problema abitativo nella città è molto forte. Oggi la realtà del solar è un po’ cambiata rispetto al passato, non è più l’ambiente marginale, degradato, ora lì si mescolano tutte le figure della società, è un microcosmo normale popolato da operai, avvocati, medici, artisti, poliziotti ecc.

Prima di montare lo spettacolo avete visitato nello specifico un solar per capirne lo  spirito vero?

Sì, abbiamo fatto delle full immersion anche se alcuni artisti vengono dal solar. Ne abbiamo visitati  diversi, lì avvenivano discussioni, è stato un lavoro per conoscere, studiare e prelevare dettagli. I componenti  della compagnia si sono così arricchiti e partendo da quelle esperienze loro stessi introducono improvvisazioni in scena. Lo si può vedere nel quadretti del samba, del dominò, dove la spontaneità è quasi la base della scena medesima.

Quando è stato fondato  SONLAR e cosa rappresenta nel mondo artistico cubano?

L’ispirazione mi è venuta mentre stavo lavorando in Europa e da quel momento ho pensato a qualcosa di veramente autentico e innovativo ….quindi volevo uno show capace di cambiare un po’ l’immagine di Cuba, quella con le solite cartoline delle spiagge, del mare, delle mulatte, dei sigari ecc. Ho voluto raccontare come si svolge la vita quotidiana dentro le mura domestiche …. e come mezzo comunicativo ideale ho scelto il ritmo, in quanto si tratta di un elemento innato che contraddistingue meglio il carattere della nostra gente. Il cubano, infatti,  è dotato di grande ritmicità; noi abbiamo dei movimenti naturali che da soli esprimono danza. Una cubana mentre cammina è come se stesse ballando, si muove con sensualità. Sono caratteristiche presenti nel nostro dna.

Nell’interpretazione artistica del solar il ritmo è fondamentale per esprimere il conflitto che può nascere tra due uomini, e lo racconto con forme di lotta o danze guerriere che ci sono dentro alcune scene, come capoeira, sumo, palo ecc. Ovviamente la base è la nostra tradizione, che però rivesto e arricchisco con altre espressioni del mondo. La capoeira, ad esempio,  l’ho scelta perché è molto rappresentativa  e conosciuta universalmente, funziona bene nello spettacolo e a me piace tantissimo. Per completare la risposta: il progetto ha preso corpo nel 2004,  e dopo il debutto all’Avana lo spettacolo ha avuto la fortuna di essere rappresentato per 160 volte in Spagna, Francia, Portogallo e ora anche nei teatri italiani; la nostra è la prima e unica compagnia cubana che fa teatro in questo modo.

Oltre ad essere coreografo e direttore artistico, sei anche musicista?

Io vengo dalla danza, per trent’anni ho fatto il ballerino nel Ballet Nacional de Cuba di Alicia Alonso, quindi ho maturato una grossa esperienza nella danza classica, ma sono sempre stato affascinato dal movimento più libero del corpo, aperto a nuove situazioni, al di là del linguaggio classico. Non sono musicista ma ho vissuto dentro il mondo dei suoni.

Yaroldy Abreu (una sua intervista è stata pubblicata in Percussioni – n.10/2008), citato nella brochure è uno strumentista di livello internazionale. Ma quale tipo di contributo ha fornito allo spettacolo?

Yaroldy Abreu è stato importantissimo…. rimase affascinato dal mio progetto e scrisse subito la parte musicale.… nel 2004 era con noi all’esordio dello spettacolo interpretando alcune scene, tra cui quella delle scope e quella dei cinque uomini. In tournée comunque non è mai venuto perché lavora con il gruppo di Chucho Valdés,  eppoi è docente all’Instituto Superior de Arte dell’Avana.

Nella compagnia ci sono più ballerini, cantanti o percussionisti?

E’ un gruppo equilibrato, le discipline sono rappresentate più o meno allo stesso livello ….. è una formazione di artisti poliedrici, ad esempio due ballerine ballano mentre suonano il cajón per cinque minuti; altre due ballano una columbia, che come si sa è una variante della rumba solitamente interpretata da uomini; poi c’è una scena completa dove le donne suonano bembé mentre un uomo è al centro della scena intento a mettere in mostra le proprie abilità di fronte all’altro sesso:  è una situazione rovesciata. Quindi come vedi c’è mescolamento e redistribuzione delle parti, tra uomo e donna, danza e percussione.

Hai mescolato tutto, classico, contemporaneo, tradizione, musica, danza, teatro, gioco da tavolo. Un bel melting pot, ma che rapporto esiste tra queste entità?

In realtà la base principale è danza e percussione …molti tipi di danza …. un ventaglio colorato di ritmi davvero impressionante. Quando dico contemporaneo o neoclassico,  intendo riferirmi a quelle esperienze che ho vissuto di più, dove si lavora con le posizioni e le punte del classico, ma qui la nostra lettura è molto libera anche se viene da quella scuola. I ritmi che svolgiamo nello spettacolo sono molto variegati, da quelli più elementari ai più complessi: danzón, chachachá, son, conga,  bembé, danza de las chancletas.

Nelle scene della danza de las chancletas, che è il ballo tradizionale degli zoccoli, ci sono però sfumature di danza contemporanea. Ho cercato di fare qualcosa di diverso e vi è un momento in cui le ciabatte iniziano a fare ritmo e sgorga una sorta di conga sul pavimento.

Il danzón e il chachachá solitamente sono suonati con gli strumenti della charanga (flauti, violini ecc.).  E tu a quali strumenti hai affidato l’incarico?

…. si ritma  con oggetti d’uso quotidiano della casa o che si trovano nella strada: scope, padelle, tegami,  bidoni, tessere del domino ecc . Partendo da questi pezzi estraiamo i suoni. Ad esempio la scena de los abanicos (ventagli) è secondo me la hit di Sonlar: quattro ragazze con un ventaglio in ogni mano ritmano e ballano, sgorga uno swing che nessuno se lo immagina. E’ uno dei momenti più belli, dove c’è grande lirismo. Altro quadretto lirico  è quello del danzón che svolgiamo percuotendo pezzi di legno, c’è romanticismo e amore, perchè si tratta di una danza dolce, che si balla stretti stretti.

La scenario cambia in ogni teatro o lo sfondo del solar è sempre lo stesso? Il materiale lo trovate nel paese dove si tiene la tournée oppure…

… abbiamo … un fondale che ci accompagna in tutti i teatri. A volte … bisogna inventare tutto al momento….. Quindi dobbiamo trasformarci anche  in artigiani, insomma il nostro è un laboratorio multifunzionale.

Edgar Martínez, tu sei uno dei percussionisti di Sonlar. Puoi farci un breve profilo?

Ho venticinque anni e sono diplomato in percussione …. Quando non lavoro con Sonlar suono …latinjazz  (con il)  trombettista Yazek Manzano….. Con  Yazek, suoniamo jazz di ogni stile e principalmente ci esibiamo nei club avaneri come  La Zorra Y El Cuervo, JazzCafé, HabanaCafé ecc.

Dalla scena dei ventagli (abanicos) delle quattro ballerine che ritmo scaturisce? E il ‘batterista’ dell’assolo di pentole appese al trabatello chi è?

Il ritmo de los abanicos è una specie di  toque de güiro, che non ha niente a che vedere con lo strumento del güiro, o guayo come si chiama a Cuba. Il toque de güiro, è un ritmo afrocubano in 6/8 che tradizionalmente si interpreta con tre chequeré. In questo caso il chequeré viene sostituito dal ventaglio e  nel finale del brano il ritmo declina in cha cha chá.Il batterista delle pentole é Aniel Tamayo, diplomato in percussione, un artista che fa parte anche di altri gruppi musicali. Quello che lui improvvisa in quel momento è una miscela di tutto, batteria, timbales, emozioni che sgorgano in quel momento attraverso i suoi battiti, è una situazione spontanea che unisce elementi e  ritmi di diversa provenienza.

Qual è stato l’impatto nel calarti nei panni di ballerino, cantante e attore?

Veramente non saprei spiegartelo con precisione, ma si trattò di un impatto fortissimo (ride, Edgar), non sapevo a cosa andavo incontro, perchè non avevo mai fatto un lavoro del genere e non avrei mai pensato di fare parte di un progetto artistico così completo. E’ stato  molto importante per la mia carriera e mi ha fatto capire l’importanza di cimentarsi con linguaggi nuovi, perchè questo serve ad aprirti la mente e ad alimentare positivamente la tua professionalità.

Come siete riusciti a combinare le vostre esperienze di musicisti  con quelle degli altri attori che non provenivano dall’arte percussiva?

Certamente è più facile dialogare tra percussionisti, ma non è stato un grosso problema …. grazie a Sonlar che è una sorta di scuola in grado di svolgere un lavoro molto accurato e ad esempio con le ballerine non è stato complicato stabilire un buon feelingm e parlare la stessa lingua. Una delle difficoltà maggiori di adattamento l’abbiamo avuta noi percussionisti, in quanto non siamo abituati a lavorare con danzatrici ….Ma tutto è andato per il meglio,  c’è stata una grande interazione e un certo groove  tra ballerini e percussionisti, aiutandoci vicendevolmente, a capire ad esempio quando si fa una cosa e quando non si deve farla.

Luis Enrique Villalón, tu sei uno dei percussionisti ‘veterani’ di Sonlar. E me ne sono reso conto quando hai messo le mani sul cajón. Brevemente puoi darci i tuoi connotati artistici.

Ho trentasei anni, sono diplomato in percussione ….provengo da …Raices Profundas. …formazione di grande livello ….Quando …non sono impegnato con Sonlar lavoro …nelle attività del “Sabado de la Rumba” oppure … al  Café Cantante dell’Avana.

Sono lieto di far parte di Sonlar in quanto lo considero uno spettacolo di spessore, di grande vitalità e ha avuto un impatto formidabile sul pubblico perchè è assolutamente nuovo nel suo genere.

René, per te l’ultima domanda.  Negli aeroporti  come vi accolgono gli agenti di Polizia quando scoprono il vostro armamentario un po’ insolito?

….i poliziotti  fanno fatica a credere che quegli oggetti  da straccivendolo siano  i nostri strumenti di lavoro … poi piano piano …. si lasciano convincere. …. alla fine diventano dei quadretti ironici e divertenti.

Gian Franco Grilli

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