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FLAMENCO JAZZ. L’Olé del gaditano ANTONIO LIZANA
Note sul concerto del sassofonista-cantaor di Cadice Antonio Lizana con il suo quintetto al Teatro Asioli di Correggio, sabato 24 maggio, il più originale e il più frenetico e infuocato spettacolo non solo di Correggio Jazz, ma di tutto il cartellone del festival itinerante Crossroads 2025. Incantevole!
Lo dico subito: Il concerto del sassofonista-cantaor Antonio Lizana in quintetto al Teatro Asioli di Correggio, sabato 24 maggio, è stato senza dubbio il più originale e, a mio parere, tra i migliori in assoluto di tutti quelli del cartellone Crossroads 2025 cui ho assistito finora. Una serata d’arte a tutto tondo che tocca corde profondissime sia dal punto di vista musicale che storico e sociale.
Il giovane musicista gaditano combina varie espressioni dell'” arcipelago” del flamenco con grande vivacità e maestria. La vivacità culturale di Cadice, la terra natia di Lizana, importante crocevia di culture che assieme a Siviglia e Jerez de la Frontera ha svolto storicamente un ruolo fondamentale per mettere le basi del flamenco, un’arte nata dall’intreccio di etnie, costumi, culture e lingue differenti, cioè Gitani, Ebrei, Arabi, Musulmani e Cristiani.
L’ottimo Lizana (sulla scia del sassofonista Pedro Iturralde, il primo a intrecciare colori del flamenco, musiche folkloriche andaluse e jazz) mostra una magistrale capacità di combinare sassofono jazz, complessità ritmica, canto e danza del flamenco in un unico stile che diventa davvero spettacolo e comunicazione.
Perché flamenco non è solo il fenomeno musicale/coreutico (dove la vocalità si sviluppa attraverso lunghe serie di suoni e timbri su una sillaba modulando l’effetto ‘lamento’ e in parallelo alla danza del bailaor/percussionista che ritma con i tacchi, le nacchere, lo schioccare delle dita, il battito delle mani (palmas) e con movimenti sensuali che contribuiscono all’insieme della rappresentazione artistica) ma è un modo di sentire la vita, un elemento identitario di quel meticciato. In sintesi, si è trattato di un concerto davvero affascinante, in cui vari stili e spirito gitano jazzificati si sono mescolati perfettamente a cante jondo, baile, palos flamenchi, alegrias (il la alla serata), compàs binari e ternari (misure musicali), tanguillos, siguiriyas, bulerias, jaleos, testi di amore e nostalgia di ritorno dalle Americhe, qualche accento e sfumature latin, e naturalmente rumba flamenca. Un mosaico non facile da decodificare, ma che Lizana ha saputo abilmente rendere piacevole, coniugando lingue flamenche, Camaron de la Isla e Charlie Parker in chiave moderna con il contributo di straordinari artisti, che a turno hanno avuto il giusto spazio da protagonisti con assoli convincenti: i connazionali Daniel Garcia (piano), El Mawi de Cadiz (danza e cori) e gli iraniani, di adozione ispanica, Arina Keshishi (basso elettrico) e Shayan Fathi (batteria).
In sintesi, il progetto presentato a Correggio Jazz si è rivelato un ponte musicale portentoso che collega Cadice alle Americhe, ci riconnette alle radici vere per riscoprirne poi le forme musicali autentiche, i suoi percorsi di andata e ritorno (Ida y Vuelta), le intricate commistioni culturali. E nello specifico i tratti peculiari del flamenco: le raffinatezze e l’aspetto percussivo, frenetico e indiavolato delle sonorità andaluse, e soprattutto la parte virtuosistica, che il flamenco condivide con il jazz. Una via andalusa al jazz ispanico, idioma di grande intensità e che meriterebbe di essere conosciuto meglio nel Bel Paese.
(Gian Franco Grilli)

